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L’opinione: “generazione narcisio”, è ancora possibile parlare di società?

E’ giusto parlare oggi di «società» vista la dominazione dell’individualismo? Questo fenomeno è diffuso o è limitato alla nostra «società moderna e democratica»?

Ipermodernità, edonismo della sopravvivenza, culto delle reti e dei social, la generazione Narciso si chiude in se stessa, galvanizzata dalla sua immagine e vettoriati dagli influencers. Mai i mezzi di comunicazione sono stati così importanti, e mai è sembrato così difficile creare connessioni reali.

L’immediatezza che guida il comportamento di questa nuova generazione, a mio avviso, danneggia il rapporto con gli altri e il modo esistenziale.

«Individuo»: dal latino individuus, proveniente dal greco atomon (“indivisibile”), questo termine designa un essere concreto riconoscibile per l’unità dei caratteri che lo determinano. In sociologia, a differenza dello «essere umano», l’individuo è parte di una famiglia, di un gruppo o di una comunità. Non appena l’individuo prevale su questo gruppo, si parla di individualismo. E dall’individualismo all’egoismo il passo è solo uno: riducendo l’altro al non sé, quest’ultimo si autorizza tutto. La filosofa americana Ayn Rand ritiene che per «l’individualismo egoista» contino solo l’ego e la difesa dei propri interessi (“La virtù dell’egoismo”, Les Belles Lettres, 2008). Ma se l’individualismo, se porta alla libertà dell’individuo e quindi, in ultima analisi, alla libertà dell’umanità, può anche essere desiderabile.

Una generazione che viaggia a grandi passi verso il disimpegno sociale ?

Tuttavia, già nel 1835, Alexis de Tocqueville metteva in guardia dai possibili pericoli del «disimpegno sociale» ma anche del «disinteresse per la cosa pubblica»: “L’individualismo è un sentimento riflessivo che dispone ogni cittadino a isolarsi dalla massa dei suoi simili in modo tale che , dopo aver creato una piccola società per proprio uso, abbandona volentieri a se stessa la grande società” (“Sulla democrazia in America”, Flammarion).

Indebolimento delle convinzioni religiose, disinteresse ma anche perdita di fiducia nella politica, esortazione al ritorno a se stessi e al proprio benessere, il tutto cosparso di eccessivo consumismo: questi i fattori che favoriscono l’innescarsi di una ‘’sopraffazione dell’io’’. Questi ‘’sintomi’’ vi dicono qualcosa?

L’ipertrofia dell’Io

Palestra, benessere, coaching, psicologi per ritrovare sé stessi e riconnettersi: oggi sono tante le esortazioni all’ascolto dei propri desideri. E’ questo sinonimo di progresso? Oppure sono più le caratteristiche di un’epoca che già nel 1976 lo scrittore Tom Wolfe descriveva come il decennio di me (“The “Me” Decade, reportage on the America’s New Great Awakening”, New York Magazine, 1976)?

Per il filosofo Mathias Roux, “non ci sarebbe una tale pletora di prodotti senza lo sbocco psicologico di menti sempre più contemporanee che si riversano nella direzione del narcisismo”. Ormai non siamo più molto lontani dall’ego (“La dittatura dell’ego”, Larousse, 2018).

Lo scopo della democrazia è l’individuo, cioè il benessere di tutti. Una certa forma di individualismo può, tuttavia, corrompere la democrazia. Questa ipertrofia dell’io compromette gradualmente la democrazia, trasformando l’uomo e la donna (individuo) in uno «scopo proprio», a scapito della collettività. Tuttavia, paradossalmente, nell’era dei social network, non abbiamo mai avuto tanto bisogno degli altri quanto di ricevere la loro conferma di cio’ che pensiamo e di cio’ che vogliamo essere (i ‘’like’’, i ‘’follower’’, ecc).

Secondo il sociologo e storico Christopher Lash, «nonostante le sue sporadiche illusioni di onnipotenza, Narciso ha bisogno che gli altri stimino se stesso; non può vivere senza pubblico e i vincoli istituzionali non gli danno, tuttavia, la libertà di essere autonomo e di godere della sua individualità.».(“La cultura del narcisismo”, Flammarion, 2018).  Senza uno specchio è difficile validarsi .

Il regno dell’immediatezza

L’individualismo, che sconfina nel narcisismo, si nutre di numerosi rischi che oggi si giustappongono, rendendo cosi’ le nostre società sempre più eruttive , pronte all’esplosione e implosione, e un aumento del tempo libero e dell’ozio non puo’ che rafforzare una grave crisi economica.

Non sappiamo più cosa fare del nostro tempo libero. Quiet quitting , dimissioni silenziose dalla società segnalano il disimpegno dell’individuo, la grande rassegnazione, preoccupazioni, perfino un’epidemia di pigrizia: il nostro rapporto sociale è cambiato. L’adozione del ‘’tele-lavoro’’ o ‘’lavoro da casa’’ e il ‘’confinamento’’ in casa, nel periodo di emergenza covid e post covid, ed ora anche ‘’ ecologica’’ che ci portano a mettere in discussione la nostra organizzazione sociale l’equilibrio con la vita privata. Siamo stati portati a chiuderci in noi stessi e il piacere di “rilassarci” in casa diventa un Santo Graal pienamente accettato. Ora è popolare la televisione a casa dove imperano programmi spazzatura e trasmissioni ‘’educatrici’’ (o diseducatrici?) mentre solo pochi anni fa uscivamo con i nostri amici. L’intrattenimento attraverso gli schermi sembra aver assorbito totalmente chi siamo. I social network hanno trasformato il nostro rapporto con gli altri, facendoci credere che stiamo insieme anche se non siamo mai stati così soli.

In questa contraddizione dinamica tra collettivo e individuo risiede l’equilibrio della società.

Quindi, in conclusione, si puo’ certamente considerare che i processi di individuazione sono stati necessari per liberarci da certe strutture del passato, ma come trovare oggi una forma di equilibrio? Di fronte ai limiti della nostra economia capitalista, alla messa in discussione dell’abbondanza materiale e alla crescente ricerca di spiritualità in un mondo sempre meno religioso, non potrebbe essere il momento di rivalutare le nostre priorità per riconnetterci con il collettivo, con gli altri, fisicamente?

Marco Affatigato

Riguardo l'autore

Marco Affatigato

nato il 14 luglio 1956, è uno scrittore e filosofo laureato in Filosofia - Scienze Umane e Esoteriche presso l'Università Marsilio Ficino. È membro di Reporter Sans Frontières, un'organizzazione internazionale che difende la libertà di stampa.

Nel 1980 la rivista «l’Uomo Qualunque» ha pubblicato suoi interventi come articolista. Negli ultimi anni, ha collaborato regolarmente con la rivista online «Storia Verità» (www.storiaverita.org) dal 2020 al 2023.