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Destre e centrodestra ripartono da Roma. Ma senza una meta precisa

Tutti a Roma, tutti a Roma! Non a mostrar le chiappe chiare ma a ipotizzare un tentativo che possa eventualmente portare magari alla creazione di un tavolo intorno a cui ritrovarsi per discutere di una possibile intesa in vista di probabili elezioni.
In altri termini, poco più di una comparsata e di una gita fuori porta. Le destre – sovraniste, populiste, identitarie, menu a scelta – scendono in piazza ed il centrodestra – quello che vuole rimanere distante dal centrosinistra, rifiutando gli inciuci del partito Mediaset – si ritrova a teatro con la regia di Raffaele Fitto. Gli esponenti del partito azienda resteranno a guardare mentre quelli in cerca di riposizionamento, come Toti, saranno in piazza con le destre salviniane e meloniane. Un bel casino, senza dubbio. Le destre vogliono elezioni subito o, come sostiene il prode Odino (lfi), vorrebbero erezioni subito. La richiesta ha una sua logica. I 5 stelle sono in difficoltà a Roma, il Pd continua ad essere spaccato ed il bugiardissimo pare aver perso molto smalto, la sinistra sinistra vivacchia, Forza Italia è divisa tra chi vorrebbe far politica, come Toti e anche Brunetta, e chi preferisce stare in Parlamento per tutelare l’azienda del Capo e fregarsene di tutto il resto.
Dunque l’occasione è interessante. E pazienza se manca un progetto credibile, un programma serio, un’analisi che non sia banale anche per un esame di terza media. Protesta e ancora protesta. D’altronde anche Zaia, Maroni e Toti, i tre presidenti delle Regioni del Nord in quota a Lega e Forza Italia, non vanno al di là di una amministrazione più o meno efficiente a seconda delle valutazioni e delle situazioni. Amministratori, non politici. Il Veneto, la Lombardia e la Liguria non sono diventati laboratori per sperimentare soluzioni nuove, idee alternative, per creare una nuova classe dirigente in grado di rappresentare qualcosa di diverso e di credibile in ambito culturale, imprenditoriale. Ma oggi, a Roma, si aggiunge il nuovo protagonista: Fitto e il suo Movimento Blu. Da non sottovalutare perché si pone come alternativa non alle destre, ma a quella parte di Forza Italia attratta dalle sirene del bugiardissimo. Un obiettivo che, se raggiunto, permetterebbe di rafforzare tutta un’area perché i Blu hanno già chiarito che la loro collocazione è alternativa al Pd ed agli inciuci. Ma non è il caso di entusiasmarsi troppo. Anche dai Blu, almeno per ora, non è emerso nulla di nuovo. Vecchi nomi da riciclare, nessuna struttura credibile sui territori. Vuol essere un movimento federale, in grado di aggregare movimenti civici.
Ma quanti sono i movimenti civici che esprimono un progetto che possa varcare i confini della rispettiva cinta daziaria? Anche qui latitano analisi, studi, programmi. Si guarda a Trump e May, ma Trump e May non sono in Italia, non fanno politica qui e non vengono eletti qui. E la situazione di Gran Bretagna e Usa è diversa da quella italiana, non si possono copiare le ricette. Per adeguarle occorre lavorare, occorre studiare. Certo, è più facile scendere in piazza per chiedere elezioni.
Augusto Grandi