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Che opportunità può offire il populismo di Conte?

Sia chiara la premessa: il governo “populista” offre delle opportunità, almeno quanto i rischi che l’accompagnano. Opportunità per chi fa, però, non per chi tifa, e solo per chi fa secondo criteri precisi che si tengano bene al di fuori dal tifo, dalle aspettative e dagli entusiasmi.
Parto di qui perché sono stufo che il mio pensiero venga distolto, stravolto e perfino capovolto da gente che legge troppo frettolosamente e dai troppi in mala fede.
La rivoluzione del catering
Chi vuole e può fare, deve avere in mente avversari, obiettivi e poste di gioco.
Innanzitutto deve capire che non sta cambiando l’Italia e neppure il mondo, ma la narrazione politica dell’Italia e del mondo. Sono decenni ormai che il capitalismo avanza da sé, senza più curarsi troppo del suo involucro e che la maschera politica e propagandistica lo insegue. Le evoluzioni sono diventate però così rapide e frequenti che le classi politiche addette alla narrazione del reale sono rimaste indietro. Oggi, in un mondo primitivizzato e bisbetico, la narrazione dev’essere più rude e semplicistica e sopratutto più sciocca e più eccitata. Tutto il personale del catering dev’essere quindi rinnovato per parlare il linguaggio impoverito della massa dei consumatori.
Rivoluzione populista? Negli Usa la ristrutturazione del catering è stata affidata a un grande elettore dei Clinton con una lunga storia nel partito democratico, Trump. In Francia la rivolta alla partitocrazia, con la nascita di una specie di gollismo attualizzato, è stata affidata a un ministro dell’economia del precedente governo fallimentare, Macron. In Italia per impersonare il populismo ribellista si è scelto un tecnico vicino al Pd, che fisicamente rimanda a Macron e al contempo ha la stessa struttura facciale di Berlusconi, Conte.
Attenzione poi all’antropologia miserabile
Complimenti ai registi (ma nella loro capacità non nutrivamo dubbi). La questione centrale però è che questo populismo si avvia a fare da cameriere di turno dei banchieri se non riesce a districarsi dalle manipolazioni dall’alto e a dotarsi di una strategia e di una volontà di potenza che sono ardue da assumere. È indispensabile che si renda conto di quali sono gli scontri e gli obiettivi strategici a metà del guado europeo, nel pieno di un attacco americano che fa il pendant con la decisione cinese di alzare il livello di ogni confronto. E non si parla solo di politica, guerra ed economia, ma anche di energia, cibernetica, informatica, demografia. Impossibile offrire risposte senza una potenza sistemica e una dimensione almeno semicontinentale. Insomma serve una maturazione rapida e completa. Ma bisogna anche che il populismo si mondi dalle sue peggiori caratteristiche che sono la quintessenza dei Cinque Stelle. Presunzione, mitizzazione della democrazia, odio verso le competenze e le eccellenze, miserabilismo, assemblearismo giacobino, celebrazione della mediocrità, gelosia, invidia, presupponenza, animo forcaiolo. La tipologia pentastellata è esattamente quella dell’umanità descritta da Orwell in 1984 e dell’ultimo uomo zarathustriano. Se questo fosse il cambiamento, allora esso si tramuterebbe nell’edificazione di un’immensa Sta del Grande Fratello.
Agire e bene o venir seppelliti da una risata
Affinché il populismo assuma una valenza positiva bisogna aiutarlo ad acquisire una coscienza europea, a superare la mitizzazione della democrazia, a dotarsi di strumenti interpretativi e operativi adatti al tempo, a guardarsi dalla tipologia e dall’organizzazione pentastellata, a isolare gli ideologi economicisti antieuro di provenienza marxista e teleformattati dall’Inghilterra, ovvero i Bagnai, i Borghi e i loro surrogati quando non veri e propri scarti che galleggiano ultimamente dove dovrebbero affondare. Consequenzialmente va restituita al suo estremo segmento (un tempo si chiamava estrema destra) la vocazione storica di avanguardia radicale. Esso si ritrova oggi impantanato in un estremismo infantile da ruota di scorta del qualunquismo becero ed è allineato – sia pure in trance – dietro al partito angloamericano. Urge un risveglio!
In conclusione il populismo deve dotarsi di una mentalità strategica e saper combattere quotidianamente. Questo e solo questo significa intenderlo come un’opportunità: impedirgli di morire in una buffonata non si sa quanto tragica. E, purtroppo, stante la situazione oggi, se ci sarà un elemento di tragedia più che dal populismo dipenderà dagli altri: da quelli stessi che decidono come metterlo in scena a Washington, a Parigi e a Roma.
Un’opportunità? Se si riesce a coglierla. Senza delegare speranze ma facendo avanzare le cose.