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Attualità Cultura Un bergamasco in Rendena

Complesso di inferiorità a destra e nuova dizinfomacija a sinistra

Reciprocità: questo pare essere diventato il concetto chiave della democrazia moderna. Un tempo, la democrazia si misurava sul concetto della legge uguale per tutti: la cosiddetta isonomia. Oggi, il segnale più evidente di mancanza di democrazia – o, se si preferisce, di spirito democratico – è il rifiuto della reciprocità. E devo dire che in questo, da sempre, certa sinistra è maestra.

Mi spiego: se io pretendo che un altro si comporti in un certo modo, per la regola della reciprocità devo comportarmi anch’io in quel modo: altrimenti, evidentemente, il gioco non vale. Sarebbe come quando, da bambini, gridavamo: bù per me, mia bù per te! Che, nel delicato patois bergamasco sta per: vale per me ma non per te! Meravigliosa insensatezza infantile, l’idea che una cosa valida per me non lo sia anche per te è un innocente capolavoro di antidemocrazia!

Ebbene, oggi, da adulti e, oltretutto, con quella prosopopea che li contraddistingue, illustri esponenti della cultura di sinistra ragionano esattamente come ragionavamo noialtri, bambinetti orobici, quando giocavamo a nascondino o a toc-rialzo. Pretendono dai loro avversar (cioè noi, per dire in breve) limpidezza e fair-play, coerenza e osservanza: loro, però, di tutto questo sono abilitati a fregarsene, per investitura divina. Perché la sinistra è colta, ragionevole, pacifica, ecologista, conciliante e democratica per puro atto di fede: non ha la necessità di dimostrarlo.

Noialtri bruti, viceversa, dobbiamo guadagnarci sul campo, a costo di sudore e lacrime, ogni medaglietta al valore: concessaci, non si capisce bene perché, dai nostri sussiegosi antagonisti. Insomma: quel che è mio è mio e quel che è tuo è ancora mio. Con buona pace della reciprocità.

L’ultimo esempio a riguardo è rappresentato dalla signora Gruber, che si è messa a canzonare il povero Mario Giordano per la sua vocetta, non precisamente virile: intendiamoci, una battuta di spirito ci può stare e ognuno di noi si è visto prendere in giro per qualche suo difetto fisico, vero o presunto. Il fatto non è questo: il punto è la reciprocità. Pensate, a ruoli invertiti, se Giordano avesse fatto dell’ironia sull’aspetto fisico della signora Gruber: se avesse, chessò, paragonato le sue labbra ad un canotto Zodiac. Vi immaginate le conseguenze? I lai, le maledizioni, le richieste di lapidazione sulla pubblica piazza?

E questo perché la vittima, nello specifico, sarebbe stata una donna e, per di più, una donna di sinistra. Reciprocità. La Gruber, con i suoi atteggiamenti da Freiherrina von Qualcosa, può permettersi di fare il verso alla vocetta stridula di Giordano, ma se la reciprocità portasse Giordano a sfottere Madama Gruber, scoppierebbe la terza guerra mondiale. E questo è un vizio originario della sinistra: un suo marchio di fabbrica che affonda le sue radici nell’aberrante dottrina della Dizinfomacija. Che starebbe per la tattica politica della demolizione dell’avversario mediante ogni mezzo, lecito e illecito: diffamazione, satira, ricatto.

Oggi, semplicemente, la Dizinformacija si basa sul picchiare un avversario con le mani legate: insultare e, al contempo, censurare gli altrui insulti, irridere e non ammettere irrisioni a proprio carico.

Finché, finalmente, non ci libereremo di questo incomprensibile complesso d’inferiorità, per cui un analfabeta saccente e di sinistra possa essere accettato come interlocutore da una persona di destra, magari dotata di PhD a Cambridge.

E, quel giorno, ne vedremo delle belle, in materia di reciprocità…

Marco Cimmino