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Patrioti? Conservatori? No. La nuova definizione è “Gran Fritto Misto”

“Gran Fritto Misto”. Non è il piatto forte consigliato per il cenone di capodanno, ma la definizione consigliata dal perfido Gennaro Malgieri per la prossima trasformazione della destra italiana. Sovranisti, populisti, nazionalisti, patrioti, conservatori. Sempre rigorosamente atlantisti, ça va sans dire. Ormai le autodefinizioni hanno una scadenza più ravvicinata di quella delle mozzarelle. Ed allora tanto vale adottare l’indicazione gastronomica di Malgieri. Evitando di completarla – magari con “Gran Fritto Misto alla piemontese” – per non creare inutili imbarazzi al mondo chiuso all’interno del grande raccordo anulare di Roma.

Bisogna, però, anche comprendere la confusione che caratterizza i grandi pensatori del Gran Fritto Misto. Vogliono andare a governare il Paese e, non sapendo in quale direzione procedere per cambiare un’Italia che sta precipitando, decidono di puntare sulla conservazione dell’esistente. Mica facile. Perché bisognerebbe sapere cosa conservare e cosa rottamare. Si è rottamato il sovranismo nel momento in cui si è scelto di essere atlantisti al servizio di Washington, in cambio di un auspicato “via libera” per governare. Si è rottamato il populismo per trasformarsi nei maggiordomi di Confindustria.

Ma quelli erano slogan. Si cambiano come i calzini. Invece per “conservare” occorre persino studiare per comprendere come agire. Troppo faticoso.

Meglio il Gran Fritto Misto. Così si mette dentro un po’ di tutto. E si possono incamerare anche voti e politici di Forza Italia, partito destinato all’estinzione. Non vuoi aggiungere qualche leghista, ovviamente scontento per il girovagare di Salvini? Non vuoi recuperare Toti e Brugnaro per un Fritto Misto di pesce?

Idee? Programmi? Per il Gran Fritto Misto non servono. Così è più facile far convivere Crosetto e Fidanza, i reduci missini con i nostalgici di Craxi, gli ex indipendentisti con gli ex democristiani, chi proviene dal sindacato con gli esponenti del padronato.

Però, come potrebbe spiegare Malgieri che è un buongustaio, il Gran Fritto Misto non è un’accozzaglia casuale di ingredienti. Servono materie prime particolari e ben precise, servono dosi giuste, serve attenzione nella fase di preparazione. Se no si trasforma in Gran Casino. E l’arroganza del cuoco può rovinare tutto con rapporti sbagliati nella brigata di cucina. Come se un capetto locale arrogante facesse saltare una nomina sicura, non per l’inadeguatezza della candidatura (miracolosamente di buon livello) ma perché i suoi atteggiamenti irritano gli alleati. Non è così facile, il Gran Fritto Misto.