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Persone scomparse, esiti diversi – II parte

Sonia Marra

Riemerge dal buio una vicenda, se non proprio dimenticata, molto meno in evidenza di altre a cui ora, suo malgrado, si appaia: la sparizione di Sonia Marra, a Perugia, nel 2006.

Sonia è una venticinquenne originaria di Specchia, in provincia di Lecce, trasferitasi in Umbria per motivi di studio, alla facoltà tecniche biomediche nel capoluogo; per interesse personale e tirare su qualche soldo, la Marra studia e svolge compiti di segretaria presso il centro di teologia di Montemorcino, a cui è iscritta.

Dal 16 novembre di quell’anno la ragazza non contatta i parenti, genitori e fratelli, né risponde più alle loro chiamate. Scattano le ricerche e un anno dopo si delineano i contorni di un omicidio senza corpo.

“ 2 ottobre 2007 – Specchia (Lecce): caso studentessa scomparsa , svolta nelle indagini

Prima significativa svolta sulla scomparsa di Sonia Marra, la ragazza di 25 anni di Specchia, nel leccese, studentessa in medicina a Perugia, svanita dal capoluogo umbro il 16 novembre scorso
Il quotidiano “La Nazione” riporta notizie, illustrate anche nel corso della trasmissione “Chi l’ha visto”: Sonia sarebbe morta e il suo cadavere sarebbe stato occultato e poi trasferito.
Lo si ricava da una fossa trovata durante lavori di dissodamento del terreno nel parco che è pertinenza della Scuola di Teologia di Montemorcino, con cui Sonia collaborava e nella cui foresteria era stata ospitata fino a poco prima della scomparsa.
Molte coincidenze farebbero pensare che sia stato sistemato proprio il corpo senza vita di Sonia in quella buca, scavata proprio poco meno di un anno fa e delle dimensioni giuste a contenere un corpo umano, come è stato verificato dagli uomini del R.I.S..
A deporre per questa ipotesi, c’è stato il ritrovamento di frammenti di un braccialetto in plastica che la sorella della studentessa, Anna, ha riconosciuto essere del tipo di quelli che Sonia usava per legare i capelli.

Nei pressi della buca, anche evidenti tracce di trascinamento, con un sacco di juta, segno inequivocabile del trasferimento successivo del corpo.

In casa della ragazza, poi, è stato trovato anche il test di gravidanza che Sonia aveva fatto proprio poche ore prima della scomparsa, che comunque aveva dato esito negativo.

Fonte notizia: 
www.telenorba.it/home/news_det.php?nid=3291 riportata da laici.forumcommunity.net –

Si fa strada qualche perplessità, naturalmente. Che dopo molti mesi, e un inverno di mezzo, il suolo rechi ancora segni di trascinamento è singolare; quanto al test di gravidanza, averlo ritrovato non incolpa nessuno. Il sacco di iuta non deve aver rivelato molto, se non è più entrato in un discorso di indagini.

Ahimè, è giunto il novembre 2007 e ben altro delitto ha calamitato la pubblica opinione locale e nazionale: quello, a inizio mese, della studentessa inglese Meredith Kercher, che secondo alcuni somigliava anche un poco a Sonia.

Dopo diversi anni la macchina della giustizia si mette in moto e verso il 2011 ci si muove in una precisa direzione, ovvero la presunta colpevolezza di Umberto Bindella, anch’egli iscritto ai corsi teologici.

Il giovane, tre anni più di Sonia, è un ex poliziotto (qualcuno dice ex agente della forestale) originario di Marsciano, paese del perugino, dove è tornato a vivere a seguito del proscioglimento dal corpo, ma permane qualche incertezza

Ora Bindella, ex Forestale, è stato sospeso dall’Arma dei Carabinieri.
«Sono senza lavoro da sette mesi ossia da quando la Procura ha chiesto di condannarmi a 24 anni di carcere. Di fatto percepisco la metà dello stipendio senza fare niente. Il ministero della Difesa ha deciso così per una questione di immagine. Spero di essere reintegrato ma su di me, d’ora in avanti, non ci devono essere più dubbi». Umbria24, 27 ottobre 2017” – 

 ( sul testimone Giorgio d’Ambrosio ex collega di Umberto a Milano) «Giorgio D’Ambrosio lo conosco da quando prestavo servizio in Polizia a Milano. Faccio davvero fatica a capire perché si sia comportato in questo modo…».”

Si rinviene una lettera da lei a lui

 “Il 15 ottobre 2006 Sonia Marra scrive una lettera a Umberto Bindella che viene pubblicata da La Nazione nel febbraio del 2020. Ecco il suo contenuto “Mi dispiace che tu non abbia trovato quello che pensavi e forse è proprio per questo che tu non abbia voluto proseguire…Non credo che tu con me abbia trovato l’ispirazione giusta o meglio, gli incentivi giusti per poter finire quello che era iniziato… Se ci fosse stata la possibilità io avrei proseguito fino in fondo, ed anche oltre. Il fatto che tu sia così irraggiungibile fa aumentare il desiderio di averti vicino… Lo so, le mie sono solo illusioni… Sono consapevole che da parte tua non potrà mai esserci niente nei miei confronti e io non pretendo niente… A volte capisco di esagerare, specie coi messaggi e qualche squillo e me ne dispiace tanto, credimi l’ultima cosa che vorrei è quella di romperti le scatole o privarti del tuo tempo… So di essere lontana anni luce dai tuoi pensieri, so di fare del male a me stessa perché sono consapevole che non potrò mai essere ricambiata, ma che vuoi fare, a volte è bello sognare… Non ti preoccupare sono strafelice solo sapendo di essere tua amica e sapere che tu sei come sei e che ci sei mi fa sentire bene e basta. Movieplayer.it, 20 novembre 2021

Emergerebbero delle intercettazioni

“…A quella l’hanno tritata. Quella non la troveranno mai. L’hanno buttata nell’immondizia”. La voce corre da un capo all’altro del telefono, intercettata per caso dai carabinieri nel corso di un’operazione antidroga. A parlare è un seminarista, che si confida con il proprio padre spirituale di allora (2011 NDA). Il presunto soggetto della conversazione è Sonia Marra…” – “L’ultimo colpo di scena è l’intercettazione telefonica, finora inedita, datata ottobre 2011, nella quale il seminarista adombrava anche le responsabilità di un religioso, che sarebbe stato al corrente delle circostanze della sparizione di Sonia e avrebbe taciuto. Dichiarazioni dirompenti, ritrattate però mesi dopo una volta che il seminarista è stato convocato dalla procura di Perugia, e giustificate con un momento di astio nei confronti dell’ambiente clericale. Perché “arrabbiato con l’ambiente religioso”. Repubblica 15 maggio 2022

A questo breve riassunto delle notizie mediatiche, si aggiunge quanto udito nelle puntate di “Un giorno in pretura” dedicate al processo contro Umberto Bindella, assolto in tutti i gradi di giudizio fino al 2021.

Eviteremo altri nomi e cognomi, che si rinvengono abbondantemente in rete.

Orbene Sonia, da quanto si è ascoltato in questi anni, a Perugia era in seria difficoltà. Diceva di frequentare l’università ed essere prossima alla laurea, ma non era vero e la famiglia ha asserito di non saperne nulla. Quante volte abbiamo già ascoltato storie del genere, finite tragicamente, si veda il nostro articolo su Aral Gabriele. Non mancavano inoltre problemi economici.

Un ex fidanzato, campano poi trasferitosi al nord, ha testimoniato di essere rimasto suo amico, tanto da andare a trovarla per fare sesso, ma non completo; ugualmente si è espresso Bindella il quale, allorché la ragazza si dichiarò vergine, si sarebbe fermato a quanto lei era disposta a fare.

Tutto ciò cozza contro due circostanze. Nella lettera Sonia sembrerebbe recriminare per il rifiuto di lui verso di lei, non viceversa. Ma soprattutto si va clamorosamente in contrasto con quanto emerso da più parti: la giovane andava dicendo in giro di temere di essere incinta, tanto da chiedere amichevolmente a Umberto di acquistarle il test di gravidanza, poi risultato negativo.

La ricostruzione messa insieme nel tempo, sempre molto ipotetica, si è basata sulla dichiarazione di una ragazzina di dodici anni, che abitava nel palazzo di Sonia. La giovanissima testimone era in casa, sola col nonno, quando avrebbe avvertito strani rumori, decidendo rischiosamente di uscire sul pianerottolo e accucciarsi; da quella posizione avrebbe intravisto una sagoma vestita di nero, compreso il berretto, uscire lesta dall’abitazione della scomparsa, presumibilmente con la chiave ( non è del tutto chiaro); precipitatasi alla finestra, la piccola avrebbe fatto in tempo a notare la stessa persona infilarsi in un’auto bianca a tre volumi, poi abbozzata in un disegno dai tratti infantili, in seguito identificata da lei stessa come una Mercedes.

Quando i vigili del fuoco, allertati, penetrarono nell’appartamento, lo trovarono saturo di gas a causa dei fornelli lasciati aperti.

La casa, dalle scarse foto, appare né disordinata né il contrario, una via di mezzo. Il letto sembra quasi a posto, copriletto e lenzuolo ripiegati a metà, con metodo, a lasciarne scoperta la parte superiore col cuscino.

Se gli elementi in possesso non hanno portato a significative conclusioni, evidentemente non c’è molto da cavare da questo status quo fotografato dai rilievi. Tuttavia non molto di più si deduce all’ascolto della quasi adolescente inquilina dello stabile. Ma come si sarebbero svolti i fatti? Impossibile affermarlo, né con certezza né con approssimazione. Tracce di Sonia in giro quel giorno? Non ce ne hanno parlato. Impronte, DNA? Non ne sappiamo nulla. Si tenga presente che, contrariamente a quanto si è portati a credere, rilevare impronte nette e attribuibili non è facile; di solito si riesce solo a ricavare delle “digitazioni”, strisciate, mescolate, lasciate da una quantità di soggetti transitati.

Di certo in quell’abitazione non si è verificato un omicidio. Dove poi sarebbe avvenuto? Non si è stati in grado di stabilirlo. Tutto quello che si tiene fermo è che qualcuno avrebbe eliminato Sonia, liberandosi del corpo da qualche parte; e che poi il killer sarebbe tornato in quella casa ad aprire il gas. E’ andata davvero così?

Di massima nessun killer torna in modo così plateale sul luogo del delitto ( secondo noi, mai, ma questa è un’opinione). Non esiste nemmeno certezza sul sesso della misteriosa persona in black, perché la dodicenne poteva ragionevolmente trovarsi in stato emozionale e suggestionabile, quando sbirciò lo strano andirivieni.

Un ristoratore e una barista del pistoiese hanno riconosciuto nella giovane sparita proprio Sonia, la quale a uno di loro avrebbe anche dichiarato nome e cognome; la fuggitiva, che non si mostrava in buone condizioni e si trovava a tasche vuote, fu anche cercata, senza esito, in qualche comunità hippy/ascetico/ambientalista sui monti vicini.

Si può dunque opinare che non sia morta? Anche se alcune recenti sentenze si spingono ad attestare un assassinio in mancanza di prove, senza un corpo né un tracciato degli ultimi movimenti ben poco si può stabilire al di là di ogni ragionevole dubbio.

Sonia viveva un momento difficile e comunicava in famiglia solo una parte delle proprie vicende, quindi si torna al palo.

Questa triste storia suggerisce delle analogie, a partire proprio dal caso di Meredith, con la curiosa somiglianza tra le due e lo scenario di Perugia. Si è cercato tra le conoscenze della Marra, per appurare se frequentasse discoteche o pub, o qualcuno della miriade di stranieri che bazzicano l’ateneo internazionale di Perugia? Se magari la giovane avesse incontrato qualche eccentrico e seducente personaggio in grado di convincerla alla fuga da una routine opprimente?

Come ci ricorda Marie Reine Toe, che durante la sua breve vita visse un periodo in quella città, nel suo libro “Il mio nome è regina” ( ed Sonzogno ): “… Perugia aveva una sua parte nascosta e oscura: il gran vuoto nella rocca paolina, la città nascosta nella città…”

Un secondo enigma che si affianca è quello relativo alla morte di Elisa Claps. La sedicenne potentina, svanita nel nulla una domenica di settembre del 1993, era data per irreperibile finché il suo corpo venne ritrovato nel sottotetto della chiesa della Trinità, a Potenza, nel 2010. Com’è noto, venne condannato un instabile corteggiatore di Elisa, Danilo Restivo, colpevole anche dell’omicidio di una donna in Inghilterra, dove si era spostato prima della cattura.

In realtà nel capoluogo lucano avevano girato chiacchiere di ben altro tipo, tutte evaporate dopo la conclusione nel senso che conosciamo: per anni la voce popolare diede la povera Elisa prima in fuga con un moroso in Albania, poi deceduta ma interrata nelle scale mobili in costruzione. Un altro particolare curioso sull’interesse “ a singhiozzo” dei potentini riguarda la vita del Restivo: dato a volte per figli adottivo, di padre maggiorente di stato e, soprattutto, con un vizio adolescenziale di cui nessuna ragazza aveva parlato fino al ritrovamento del corpo della Claps: tagliare i capelli delle coetanee in autobus, dopo essersi posizionato nel sedile dietro di esse.

Per la povera Elisa sono fioccate accuse al clero locale, per ovvie ragioni, discorsi ora sopiti: nessuno ha mai dimostrato che Danilo sia stato protetto dalle gerarchie religiose. Tuttavia sia qui che per la scomparsa di Emanuela Orlandi, tuttora risonante, una larga fetta di opinione pubblica, avvicendatasi negli anni, non cessa di lanciare strali contro supposti prelati ambigui e omertosi, che nasconderebbero trame e vizi oscuri nei corridoi di cattedrali e sacrestie.

Una simile atmosfera sta ammantando anche il racconto su Sonia Marra, e non solo per le intercettazioni recentemente divulgate, ma a causa delle sue frequentazioni di ambiti clericali e di un contesto in cui un sacerdote del posto fu condannato per narcotraffico; all’inizio si sbagliò tonaca e un altro prete finì nel mirino, salvo essere scagionato.

Il parallelo più inquietante resta quello con la morte di Simonetta Cesaroni, cui è dedicato il nostro ultimo libro “C’era una volta via Poma”, Arduino Sacco editore.

La ventenne romana, ritrovata morta accoltellata il 7 agosto 1990, è ancora in attesa di giustizia ma, a vent’anni dal fatto, si ritenne di perseguire l’ex boy friend Raniero Busco, poi definitivamente assolto nel 2014 ( condanna in primo grado, assoluzione in appello), così come si è fatto con Bindella, dopo un intervallo decennale.

La relazione tra Sonia e Umberto, a quanto pare, era simile. I due si frequentavano blandamente, anzi molto più platonicamente di Raniero e Simonetta. Bindella, a differenza di Busco, ha sofferto per le deposizioni, non troppo benevole, di colleghi/amici: pare si fosse un po’ lamentato dell’eccessivo coinvolgimento della Marra e avesse speso qualche battuta di troppo. Poi si trovò anche la citata lettera di lei, che ricorda le missive della Cesaroni a Raniero, cariche di delusione per l’amore non corrisposto.

Tuttavia a Perugia, finora, non si è rinvenuto il benché minimo indizio delle ultime ore della povera Sonia; e la tesi che voleva Umberto inferocito perché lei se ne era dichiarata incinta non ha trovato una conferma che è una, non da ultimo perché il corpo non si trova.

Fabrizio Catalano

La mistica Umbria compare prepotentemente nelle cronache, per la scomparsa, tra le altre, del diciannovenne Fabrizio, originario di Collegno; il giovane, un giorno di luglio 2005, è ad Assisi con la sua chitarra per un corso di musicoterapia. Descritto dai genitori come religioso e interessato allo spiritualismo cristiano, Catalano se ne va per il sentiero francescano, dove verrà ritrovata la sua chitarra, ma null’altro. Per lui, come per diversi scomparsi, si è battuta la pista dei ritiri conventuali, dove troverebbero usbergo le anime perse, che li potrebbero andare e venire senza esibire documenti. Un’ipotesi simile, più virata verso una setta, fu adombrata, ad esempio, per la diciassettenne di Caltagirone Simona Floridia, scomparsa nel 1992 e mai ritrovata; coinvolta, si dice da qualche tempo in qua, in giri di cartomanti, transessuali e spasimanti gelosi. Uno di questi, Andrea Bellia, è attualmente sotto processo.

Francesco De Santis

L’architetto De Santis, un bel giovanottone trentenne, alto più di un metro e novanta, abita a Ostia, ma gravita su Roma. Fresco sposo, incerto fino all’altare se dire sì alla fidanzata Maria o alla chiesa, in quanto tentato dalla veste sacerdotale, non riesce a staccarsi da abbazie e conventi. Così è che il 5 ottobre 2008 spiega alla neomoglie  che deve andare, per la pratica degli esercizi spirituali, alla  parrocchia di san Nicola di Bari in Ostia, poi a Roma alla chiesa di Sant’Anastasia, dove i due potranno incontrarsi successivamente. All’appuntamento l’architetto non si presenta; dopo alcune ricerche, trovano il suo scooter, in zona decentrata, dove forse, pure, esiste un  edificio diocesano. A parte qualche notizia di sue presunte adesioni a sorta di eserciti della salvezza di stampo cristiano, null’altro si è saputo di lui. Qualche avvistamento della sua alta figura ricoperta da un saio è spuntato nel tempo, ma da allora è calato il silenzio.

Ovviamente conventi e organizzazioni a sfondo esoterico/teosofico respingono sempre le accuse di essere rifugio occulto di chicchessia.

Carmen Gueye

…segue