Mi fa strano, Sergio, ricordarti ogni anno. Da quanti? Troppi. Mi fa strano perché siamo coetanei, ambedue del 1956. Classe di ferro, verrebbe da dire, ma il ferro non regge sotto i colpi dell’acciaio e la chiave inglese hazet 36 fu di troppo per i tuoi diciott’anni. Coniarono pure uno slogan,”Hazet 36-fascista dove sei“, ma tu non puoi ricordare eri già avviato verso il viale degli alberi piegati. Piegati ma non spezzati, infatti sono qui a ricordarti ancora, sicuro di non essere il solo. La tua colpa? Un tema in classe. Anche per questo ti ricordo in similitudine con un’altra giovane martire mai omaggiata abbastanza, Giuseppina Ghersi.
Analogie parallele di una storia impossibile da riscrivere. Ammazzati per un tema in classe, assurdità che solo delle menti malate e criminali avrebbero potuto partorire. I novelli don Rodrigo non vollero per Giuseppina, non vollero per te. Questo tema non s’ha da fare, sentenziarono. E sentenziano ancora oggi, Sergio, malgrado la storia vera stia facendo capolino sui loro delitti e sulla loro ipocrisia. Non vorrebbero, Sergio, come la levata di scudi di questi giorni lascia ben intendere solo perché un’altra coetanea, Paola Frassinetti oggi sottosegretaria alla Istruzione, intende nominare la scuola in tuo nome.
Ma quella scuola, Sergio, laddove galeotto fu il compito e chi lo scrisse! Quel tema lo sottrassero al professore d’italiano, fotocopiato ed affisso in bacheca con l’intento di metterti alla gogna. E gogna fu tra minacce e vandalismi fino a quel maledetto giorno del 25 marzo 1975. Ti attesero sotto casa, ed erano in tanti i trucidi vigliacchi dell’odio rosso: Marco Costa, Giuseppe Ferrari Bravo, Claudio Colosio, Antonio Belpiede, Brunella Colombelli, Franco Castelli, Claudio Scazza e Luigi Montinari.
Se la cavarono tutti tra condoni ed altre balle varie, alcuni di loro hanno pure ricoperto cariche importanti nella sanità “per il merito di avere ammazzato un fascista”. Quest’ultima frase, per il merito di avere ammazzato un fascista, non mi pentirò mai di averla scritta. La devo a te, Sergio, Presente per sempre nel mio cuore.
Marco Vannucci