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Attualità Cultura Un bergamasco in Rendena

Strategia, tattica, logistica per combattere l’ignorante odio dei Barbacetto e degli Scanzi

Barbacetto, dalle pagine de “Il Fatto Quotidiano”, definisce Sergio Ramelli “un fascio” e grida all’anatema per una proposta di discuterne la vicenda nelle scuole. Scanzi dileggia la destra, dicendo che i suoi complessi d’inferiorità derivano da trecento anni senza un solo intellettuale degno di questo nome. E, sui social, si scatena l’inferno. Ossia, si verifica esattamente quanto desiderato dai due suddetti mastri pensatori.

A Scanzi si risponde, tristemente, esibendo una specie di lista della spesa, contenente, in ordine alfabetico, intellettuali di destra, veri o presunti; a Barbacetto, invece, si ricordano le efferatezze dell’ultrasinistra negli anni di piombo, paragonandolo agli assassini, tanto per l’odio inesausto che per il linguaggio brutale.

Ahimè! Ma la volete capire che non è così che si replica a certe boutades? Uno che risponde a Scanzi facendogli l’elenco dei pensatori di destra, si mette sullo stesso piano di Scanzi: si scanzifica, per così dire. E uno che se la prenda per ciò che scrive un Barbacetto sul Fatto non ha capito niente di Barbacetto e del Fatto.

Stategia, amici miei, tattica, logistica: è così che si batte il nemico, non abboccando alle sue trappoline per decerebrati. Strategia: immaginare un percorso, anche lungo, anche faticoso, che permetta di mettere nell’angolo odiatori professionali e cialtroni vaniloquenti, con le armi della civiltà e della fermezza. Tattica: lasciare che certe nullità cuociano nel proprio brodo e dare alle loro sparate il peso che meritano, ossia zero.

E’ proprio sulla capacità di rimbalzo di certi apoftegmi che costoro costruiscono la propria visibilità e le proprie fortune, tanto editoriali quanto economiche. Non sono niente e da niente vanno trattati: rispondere loro, in un certo senso, li accredita. Logistica, infine: la destra ha il terribile difetto di essersene sempre fregata della cultura: della vera cultura, intendo, ossia quella che fa germinare idee e che sviluppa le sinapsi della gente. Ha, magari, coltivato degli orticelli, nel proprio confortevole ghetto: qualche convegnino sui soliti Evola, De Maistre, Celine.

Qualche iniziativa editoriale, qualche nomina, qualche articolessa sui giornali. Salvo, poi, montare una mella infinita sull’egemonia culturale della sinistra: come se questa egemonia, vera o presunta, non derivasse da errori marchiani dei politici di destra e dal loro, sostanziale, disinteressarsi agli strumenti culturali vincenti, come riviste, radio private, gruppi musicali, scrittori.

Una volta, proposi di creare delle radio private, a basso costo, in cui i ragazzi potessero mettere la loro musica e diffondere le loro idee. La risposta fu una televisione, strettamente legata a uno dei soliti ras da quattro soldi, che fallì dopo poco per assenza totale di pubblico, disposto ad ascoltare le bischerate noiosissime che essa infliggeva agli ascoltatori.

Non è difficile: strategia, tattica, logistica. Così si risponde a certe intemerate ridicole, all’odio, all’ignoranza, all’arroganza di certi tromboni.

Altrimenti, piuttosto che mettersi a fare a chi ce l’ha più lungo, tanto vale tacere.

Marco Cimmino