Proseguono le proteste per la riforma delle pensioni in Francia, i manifestanti si sono riversati negli ultimi giorni nelle strade di Parigi e ci sobo anche stati diversi scontri con le forze dell’ordine. Manifestazioni anche in altre città francesi tra cui Lione, Rennes, Tolosa, Nizza, Montpellier e Lille. Il segretario del Partito democratico europeo e deputato del gruppo Renew Europe Sandro Gozi ha raccontato a Tag24 cosa sta succedendo in questo momento in Francia.
Cosa pensa della recente protesta per la riforma delle pensioni?
“Credo che la riforma sia necessaria e che renda sostenibile il sistema pensionistico francese nel medio-lungo periodo e una volta a regime potrà far risparmiare, secondo le statistiche di cui il governo dispone, 30 miliardi all’anno e soprattutto oltre a questi dati oggettivi e finanziari è un impegno politico chiaro di Macron che si è fatto rieleggere presentando un programma di riforme che indicava la riforma delle pensioni come una delle grandi priorità del suo secondo quinquennio.
Ora Macron sta facendo quanto aveva promesso di fare in campagna elettorale, da questo punto di vista è coerente. Posso capire che può sembrare strano soprattutto in questi tempi di populismo gli impegno elettorali vengono dimenticati il giorno dopo le elezioni.
In merito alle proteste: la mobilitazione ad ora è stata scarsa e gli episodi che abbiamo visto in televisione in questi giorni sono una minoranza di violenti che hanno sfogato la loro rabbia incendiando qualche bidone di spazzatura che “grazie ”-sono ironico-a Hidalgo sono nelle strade di Parigi. Se da giovedì la mobilitazione sociale sarà più importante lo vedremo, se è una questione di spiegazione e di dialogo con la società francese e anche con le forze sociali che Macron deve affrontare. Mi sembra che la realtà è che il 95% dei francesi non ha manifestato e ieri sera c’erano giusto alcune centinaia di persone: vediamo cosa dice Macron domani alle 13 e cosa succederà”.
L’opposizione ha giudicato il gesto di Macron come un prevaricamento della democrazia: cosa ne pensa?
“È falso. Innanzitutto Macron ha usato strumenti che la costituzione permette di usare al governo e che sono sempre stati usati anche in passato da governi di minoranza o senza maggioranza su una riforma in particolare. Chi ha usato di più il 49.3 è stato Rocard quando tra il 1988 e il 1991 c’era un governo socialista e progressista con maggioranza relativa. È stato usato cento volte prima di Macron questo strumento: quindi dal punto di vista degli strumenti formali Macron ha rispettato la costituzione francese e ha fatto quello che tanti suoi predecessori hanno fatto in passato a partire da De Gaulle.
Il testo presentato ed approvato non è il testo del governo ma è il risultato del lavoro di una commissione bicamerale composta di un numero eguale di senatori e deputati che ha modificato punti anche importanti del testo del governo e in un contesto in cui il Senato è in mano all’opposizione-i Repubblicani-e quindi il testo era già frutto di un compromesso parlamentare e non di una proposta governativa.
Il problema è stato che mentre in questa commissione bicamerale al senato la destra repubblicana ha proposto modifiche ed approvato questa riforma modificata tornato il testo all’assemblea nazionale il gruppo parlamentare repubblicano si è spaccato e 1\3 ha votato contro la riforma votata al Senato. Dato che questa era la situazione Macron è stato obbligato a ricorrere al 49.3 sul testo frutto del compromesso parlamentare perché in seguito a queste divisioni c’era il rischio che per pochi voti la riforma non fosse approvata. Questo dal punto di vista degli impegni presi con l’elettorato non era accettabile.
La drammatizzazione delle opposizioni è strumentale. Il tema vuole essere utilizzato per creare forti divisioni ideologiche nel Paese soprattutto dall’estrema sinistra-France Insoumise-che con questo atteggiamento violento dentro e fuori il Parlamento fa il gioco dell’estrema destra di Le Pen. Macron deve lavorare per contrastare questa deriva ideologica populista che drammatizza e manipola l’opinione pubblica e questo è un altro dei temi che affronterà domani alle 13″.
Le Pen ha giocato un ruolo fondamentale con la mozione di sfiducia degli ultimi giorni: c’è stato il rischio che il governo cadesse?
“Secondo me no, quando si vota con il 49.3 le maggioranze sono sempre ridotte ed esistono anche precedenti che dimostrino quanto è fisiologico che in queste votazioni la maggioranza sia ridotta però credo che il rischio concreto di una maggioranza assoluta a favore della fiducia non ci sia mai stato. Certo sono molto più numerosi rispetto alle attese i repubblicani che hanno votato contro il governo”.
Superata questa fase della riforma quali saranno i prossimi passi per Macron anche a fronte delle prossime elezioni europee nel 2024?
“Se vogliamo parlare di blocchi a favore di Macron e dinamiche in vista delle elezioni europee io vorrei dire che tutti i sondaggi dicono che c’è un 30% di francesi favorevoli alla riforma così come un 70% si oppongono ma in termini elettorali i primi possono significare un 40% dell’elettorato: l’elettorato di Macron e una parte dell’elettorato dei Repubblicani. Credo che il presidente Macron per avviare una nuova pagina sarà necessario proseguire l’azione politica con nuove priorità: il tema del lavoro e della creazione di lavoro, della riduzione della disoccupazione e il rafforzamento delle riforme del mercato del lavoro soprattutto per i giovani e la condivisione dei benefici all’interno della crescita tra imprenditori e dipendenti sono temi molto importanti.
Credo che in una nuova fase il governo debba concentrarsi su questo perché giustifica ancora di più la riforma delle pensioni, legata a un nuovo modo di creare lavoro in Francia. Spero che questa possa essere una delle priorità della nuova fase politica che si deve aprire dopo la vicenda parlamentare. Il blocco di Macron che gli ha consentito di fare un buon risultato alle ultime elezioni europee nel 2019 sta tra il 25 e il 30% dell’elettorato poi ci sono altri elettori che nel secondo turno potrebbero dare il loro voto a Macron anziché l’altro candidato che arriva al secondo turno.
Il primo è un blocco soddisfatto della riforma delle pensioni con cui Macron deve tenere il legame e rafforzarlo e a partire da questa base Macron dovrà costruire la campagna elettorale per le Europee del 2024 sapendo che l’elettorato macronista è quello più europeista in Francia e che il 97% degli elettori di Macron nel 2018 dicevano di aver scelto “En Marche!” per l’Europa. Nelle prossime europee potrebbe esserci una dinamica del “tutti contro Macron” quindi estrema destra, estrema sinistra ed ecologisti e questa in uno schema proporzionale potrebbe tradursi in una dinamica vantaggiosa per Macron per come sono le europee ma è chiaro che bisogna continuare a lavorare sull’azione di riforma europea e poi serve un rinnovato dialogo sui grandi temi già citati”.