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Editoriali

La destra con falsa cultura piace alla sinistra che non vuole concorrenza

Piace alla gente che piace. La nuova cultura di destra non è nuova ed ha anche poco di culturale. Perfetta, insomma, per non disturbare quella gauche caviar che alza il sopracciglio quando sente parlare di cultura di destra. Ma lo riabbassa subito quando scopre che il nuovo corso crosettiano/garbatelliano si limita a riproporre stantii modelli da repubblicani statunitensi. La fantasia al potere fa paura proprio a chi il potere lo avrebbe conquistato ma preferisce gestirlo per conto altrui.

Quale cultura, quale destra viene celebrata dalla politica governativa e sopportata dagli intello gauchisti al Salone del Libro di Torino? Quella liberale, conservatrice, un pochino reazionaria ma tanto tollerante. Una destra che finge di non vedere i murales antifa sulla parabolica della pista del Lingotto. O forse li vede ed applaude perché li condivide.

Una destra che si interroga su quante destre culturali esistano, ma in realtà quelle scomode servono solo come foglia di fico per nascondere il pensiero unico atlantista e liberista. Ed allora è pura ipocrisia invitare Giordano Bruno Guerri a discutere di D’Annunzio quando la Carta del Carnaro è una bestemmia per il governo della precarietà e per i suoi esponenti che vanno in tv a sostenere la necessità di accettare stipendi da fame.

E quali rapporti ci possono essere tra i bigotti del destracentro e il “nero” Carmelo Bene di cui parla Buttafuoco? Tra i servi di Washington ed un pensatore libero come Alain de Benoist? Tra Sallusti o Minzolini e le battaglie sindacali di Capone e dell’Ugl? La destra ufficiale si appropria di Dante, scordando ad esempio i versi

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

L’America non era ancora stata scoperta, ma il sommo poeta inveiva contro i servi dello straniero. Difficile immaginarlo entusiasta di fronte ad un’Italia serva di un petomane guerrafondaio. Difficile immaginarlo collocare in Paradiso coloro che si arricchiscono con il traffico di armi.

La cultura dovrebbe essere alla base delle decisioni politiche. Dovrebbe caratterizzare una visione del mondo. E se la visione è quella dell’american way of life, le varie “destre culturali” sono soltanto squallida ipocrisia.