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Il Post It: Il Maestro e il Presidente. Ovvero a Bologna, il giorno dopo, non arriva mai.

Quindi, il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha parlato. Parole chiare, nette, assolute e ferme nel condannare la strage di Bologna come un attentato di chiara matrice neo fascista. Ma perché neo, Presidente? Sia chiaro: il Presidente della Repubblica ha ragione a prescindere. Il Presidente della Repubblica ha sempre ragione. Un po’ come il mio maestro delle elementari quando il lunedì prendeva a schiaffoni se la Fiorentina avesse perso la partita il giorno prima, ma guai a dirlo a casa perché, il maestro, aveva la ragione indissolubile. E tu stavi zitto, per non correre il rischio di prenderne un altro dai genitori. Forse sarà per questo ricordo oggi me la godo quando la Viola perde. Corsi, ricorsi ed analogie: il maestro aveva sempre ragione, il Presidente pure. Nel nostro tacere, allora come adesso. Sta scritto pure in ogni caserma dei Carabinieri: usi l’obbedir tacendo.  E tacendo morir… Così scrisse un militare lungimirante dell’Arma, con mano e di mente ribelle, nella targa citata in una caserma sperduta dell’Aspromonte. Cossiga non tacque

Il 4 agosto del 1980, davanti all’assemblea del Senato nella veste di Presidente del Consiglio, si allineò ai forcaioli in maniera durissima: «Dell’orribile strage di Bologna la matrice è chiara. Non da oggi si è delineata la tecnica terroristica di timbro fascista». Fu osannato, soprattutto dai componenti del PCI.  Forse, quel discorso, fu un tassello per inserire il suo nome nel campanello del Colle, ovvero il Quirinale dove varcò la soglia, pochi anni dopo, da padrone di casa. Nel 1991, da Presidente della Repubblica, chiese personalmente scusa al “fascista” Giuseppe Tatarella, storico esponente del MSI, esprimendo il suo rammarico: «Fui fuorviato, intossicato. Ho sbagliato, chiedo scusa a Lei che rappresenta in questo momento la sua parte politica. Il mio giudizio all’epoca fu frutto di informazioni errate, la subcultura imperante considerava (e considera n.d.r.) le stragi solo di destra …»

Per coloro lesti a celebrarlo – e votarlo come Capo dello Stato – solo pochi anni prima, Cossiga divenne Kossiga, con la Kappa, il picconatore. Pochi mesi prima di morire, Francesco Cossiga, rilasciò la sua ultima intervista televisiva a Giovanni Minoli, trasmessa dalla RAI nel “la storia siamo noi”, rivelando il “patto segreto” fra il governo Moro e l’Olp di Arafat responsabile, secondo lui, dell’esplosione alla stazione centrale di Bologna del 2 agosto 1980 costato la vita ad 85 persone. 

Il Presidente della Repubblica Italiana ha ragione a prescindere. Se avesse ragione Mattarella, altrettanta ragione l’ha Cossiga. Uno si ed uno no, ricorda l’appello nei gulag sovietici. Ma cos’era il patto segreto tra il governo Moro e l’OLP di Arafat? Il “Lodo Moro”, così fu definito, si formulò in un accordo segreto, stipulato nel 1973, tra il Governo italiano e Yasser Arafat (per Fatah) e George Habbash (per il FPLP).  L’accordo prevedeva la concessione del Governo italiano alla libertà di manovra per i palestinesi operanti in Italia, indi incluso il traffico di armi, di spostamento, nonché la scarcerazione per i militanti arrestati. Inoltre il nostro Governo s’impegnò di appoggiare la causa palestinese pubblicamente con l’apertura di un ufficio di rappresentanza dell’OLP a Roma, il tutto in cambio della tregua armata palestinese, sul territorio italiano, con la sospensione delle attività terroristiche.

La notte tra il 7 e l’8 novembre, del 1979, nelle vicinanze del porto abruzzese di Ortona succede il patatrac: una pattuglia di ignari Carabinieri, durante un normale controllo stradale, hanno la sventura di perquisire un furgone di 3 esponenti della cellula romana di Autonomia operaia, con a bordo due lanciamissili da guerra terra-aria di fabbricazione sovietica Sam 7 Strela. A seguito delle indagini venne arrestato il terrorista palestinese Abu Anzeh Saleh, reo della fornitura dei missili, imprigionato e condotto nel carcere di Bologna. Il leader del FPLP, George Habbash, chiede pubblicamente il rispetto del patto e la liberazione immediata del suo uomo minacciando conseguenze con atti terroristici. Tra maggio e Giugno del 1980, Habbash, rincara la dose dichiarando di non volere più attendere. Poco più di un mese dopo avvenne la strage a Bologna.

Ma certamente sono stati i fascisti, caro Presidente Mattarella, giurin giurello sono il primo a crederci perché, ricapitolando la sua teoria, Presidente, la strage di Bologna, fu voluta da Gelli. Ci sta. Come braccio armato, ovvero per l’esecuzione materiale, scelse di avvalersi di alcuni fascisti del NAR. Ci sta pure questo. Dopo l’attentato, lo stesso Gelli, indirizzò i servizi dello Stato a dare la caccia ai NAR da lui pagati per compiere l’attentato. Ecco, questo non ci sta più. Però le credo, Presidente, come credevo al mio maestro quando scaricava la rabbia per la sua sconfitta facendola pagare a noi alunni.

Faceva caldo quella mattina ed il sole picchiava forte, sopra la testa della gente, nella città felsinea. Naturale che il 2 agosto facesse caldo. L’orologio batteva le 10 e 25 nel via vai delle partenze e arrivi. Una folla ancora inconsapevole, un po’ come noi che non sapremo mai. il Tribunale di Bologna, il mese di marzo del 2017, la determinò una strage senza colpevoli, poiché la traccia iniziale s’era rivelata un vestito tarocco, secretando l’indagine sui mandanti. Cossiga ebbe ragione. Una ragione scomoda calata nella cappa del silenzio.

Bologna, 2 agosto 2023: 43 anni dopo, l’orologio, non è ancora ripartito nel mancato rispetto per quei morti e per la verità nascosta. Ma sono stati i fascisti, presidente. presidente con la p minuscola per la quale non mi scuso.

Marco Vannucci