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Il Post It: Fu sangue nostro

Non potremmo definirci un paese civile finché la Giustizia non sarà per tutti“.

Nessun noto filosofo, la citazione è di un bischero qualsiasi mosso dalla sola passione. Impensabile, al giorno d’oggi, che un uomo si sbatta per la sola passione, ma io me ne frego e tiro dritto, la notte adoro dormire non fare a pugni con la coscienza. Sul comodino ho la foto dei miei genitori, non quella di Montecitorio e nemmeno di un comune qualsiasi, per essere ancora più chiari. Infatti, dormo saporitamente. Non ho scheletri dentro l’armadio e nemmeno compromessi, non sono un privilegiato e non posseggo una pensione d’oro da fregarmi le mani, anzi: non ho neppure una pensione.

Non ricevo nessuno stipendio da chicchessia, quel poco che ho lo devo al sudore della fronte ed a quel briciolo d’intelligenza che il Padreterno mi ha donato. La mia passione si chiama politica, passione insana e malsana, da buon toscano fossi stato di sinistra sarei a pontificare dall’alto di chissà quale scranno. Fossi nato comunista, tra i tanti ignoranti scesi in politica, un posto mi sarebbe spettato al sicuro. Viceversa sono di destra sociale, sono un missino per essere chiari, un giacobino catapultato a destra da una storia scritta bugiarda. Sono un anarchico di destra, una scheggia fuori dagli schemi per chi ha il culo sistemato, un fermo idealista per chi ancora crede nella stretta di mano e nulla più.

Per tutto questo, ed altro ancora, pretendo rispetto. È la passione, quella pura e senza ritorni, ad esigere il rispetto dovuto ad un uomo come me. Il rispetto… Oggi cade l’anniversario di Acca Laurentia, 3 ragazzi lasciati sul selciato senza colpevoli. Erano missini, erano fascisti per l’opinione comune, erano ragazzi di nemmeno vent’anni. Pretendevano il rispetto della loro idea, perché uccidere un fascista era un crimine non un gioco, sono stati ammazzati tre volte: dai comunisti, dallo stato in divisa, dalla giustizia. Ma la mancanza di rispetto per questi ragazzi, la vera e propria offesa alla loro memoria, avverrà oggi tra i saluti romani e tra chi si saluterà alla maniera dei Gladiatori, nei motti e nei ritornelli nostalgici per poi tornare ad essere invisi e divisi. Se uccidere un fascista era un reato, ammazzare l’idea è stato un crimine.

Marco Vannucci