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L’opinione: la lettura, il dialogo e la democrazia

La lettura, il dialogo e la democrazia. Stavo pensando che il dialogo è ormai un’arte ostacolata da partiti e da chi governa. Dagli scaffali delle librerie che mi circondano vecchi libri mi guardano, forse aspettando che mi ricordi di loro (anche perché ci sono libri che ho acquistato senza ancora averne sfogliato una sola pagina, ma li avevo acquistati per timore di non trovarli poi e con la promessa a me stesso che l’avrei letti). Ho momenti particolari per leggere.

Eppure è la lettura che porta al dialogo. Anche la filosofia si è interessata al dialogo come strumento della logica e come aiuto a discutere democraticamente. Del resto la democrazia è una maniera di comportarsi e che non c’è la democrazia o la non-democrazia, ma c’è l’uomo o la donna che agisce più o meno democraticamente. La prima regola della discussione democratica è saper ascoltare prima di saper parlare, è il tener conto dell’opinione altrui.

Certamente i partecipanti ai talk-shows che ci propinano le reti televisive, tutte, non conoscono questa regola seppur dicendosi e autodefinendosi “democratici”. E’ vero che ci sono anche conduttori di questi programmi che cercano di far mantenere ed esistere la vera dialettica che è “conversazione organizzata”. Purtroppo senza riuscirvi. Questo perché viene trascurato un punto predominante di coloro che vi partecipano: il ruolo antidialogico che esercitano i partiti e coloro che governano (il potere).

C’è dialogo se si è disposti a cambiare idea dopo aver ascoltato, ma questa è una cosa che l’appartenenza a un partito o rappresentando il potere ostacola fino a renderla impossibile. Si può quindi dire che la “partigianeria” partitica o di potere è un grave intralcio al comportamento democratico?

Marco Affatigato