“È stato un atto di arroganza nei confronti dei cittadini di Roma. Un partito che si definisce democratico ha deciso di non utilizzare gli strumenti democratici, come un voto di sfiducia, ma si è invece rifugiato nello studio di un notaio, allenandosi con i consiglieri di destra perché le firme dei consiglieri del PD non bastavano per far decadere il sindaco, annullando così il voto di 2 milioni di persone”.
A parlare è Ignazio Marino, ex sindaco di Roma, intervenuto su Radio Cusano Campus nel corso de ‘L’Italia s’è desta’, programma d’informazione condotto dal direttore del giornale radio Gianluca Fabi e dalla giornalista Roberta Feliziani.
Proseguendo nel suo intervento, Ignazio Marino, ha poi aggiunto: “Il PD, purtroppo, in molte circostanze e in molte aree del nostro paese è diventato una sorta di comitato elettorale. Ormai dal 2005/2006 le liste elettorali le fanno i segretari dei partiti nelle loro stanze chiuse, non si cercano i personaggi più competenti ma quelli più fedeli al capo, e questo ovviamente allontana le persone dalla politica. Durante l’inchiesta cosiddetta ‘mafia capitale’, se andiamo a rileggere le intercettazioni di Massimo Carminati e del dottor Buzzi, a un certo punto dicono ‘bisogna che facciamo saltare Marino, perché di Zingaretti si fidano tutti, di Marino non si fida nessuno’. Quella è stata la spiegazione più chiara di cosa sia accaduto e perché. Io volevo scegliere le persone sulla base della loro capacità, sul loro merito e non per le affiliazioni a un partito o a dei gruppi di potere. Probabilmente questo disturbava chi invece preferiva altri metodi”.
Durante l’intervista si è poi chiesto a Marino se si sentisse di rappresentare una minaccia per PD, con l’ex Sindaco di Roma che ha risposto: “Il popolo democratico è il popolo al quale mi rivolgo. Voglio chiedere il voto agli elettori del PD perché se si riconoscono ad esempio sul fatto che ci debba essere un salario minimo valido in tutti i paesi europei, sappiano che questo è un tema che porterò avanti”.
Infine, concludendo il suo intervento, Ignazio Marino ha trattato il delicato tema della sanità italiana, specificando: “Vivendo e lavorando come chirurgo in un grande ospedale a Philadelphia, ogni settimana ricevo da Roma e da altre città italiane telefonate, e-mail, messaggi su Facebook di persone che non conosco e che mi chiedono se posso aiutarli per avere una PET. Una signora di Roma mi scrisse quando ero negli Stati Uniti perché doveva prenotare un esame importante per controllare la presenza o meno di metastasi e da Roma le avevano addirittura detto che sarebbe dovuta andare a Isernia. Ma è possibile che abbiamo deciso di costruire due nuove armi potentissime da guerra, due sottomarini che costano 1,3 miliardi di euro, invece che investire nella sanità? Sa quanti posti letto ci sarebbero in rianimazione con 1,3 miliardi di euro? 13mila. E allora di cosa stiamo parlando?”.