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Se il futuro è solo il Partito degli Italiani

Una settimana fa, l’assemblea della fondazione Alleanza Nazionale ha visto la vittoria della mozione dei “Meloniani”, capeggiata anche dai senatori forzisti, che propone lo svolgimento di un’assemblea nazionale di Fratelli d’Italia entro 60 giorni. Una decisione accolta gioiosamente all’interno del partito, nonostante  lo scetticismo di coloro che sostenevano la mozione dei Quarantenni, pesantemente criticata dai vertici di FdI.

Si tratta di un passo comunque importante e decisivo verso la (ri)costruzione di un partito che si pone come obiettivo quello di pesare nello scacchiere del centrodestra.

Ma oggi giorno si può parlare ancora di centrodestra? La mozione di La Russa, come del resto quella dei Quarantenni, si basa sul concetto di un partito di Destra all’interno di una coalizione che parta dal Centro. Il concetto di centrodestra nacque negli Anni Novanta come mezzo per legittimare il MSI, partito dichiaratamente postfascista, che proprio in quel periodo cercava di ritagliarsi un posto all’interno dell’agone politico nazionale dopo oltre quarant’anni di isolamento istituzionale. Nella società vi era una certa preoccupazione nell’affidare il potere legislativo ed esecutivo a una coalizione che richiamasse indirettamente ad altri tempi.

Si rese necessario aggiungere alla parola “Destra” anche la democristiana espressione di “Centro”. Non solo, si cercarono alleanze anche con esponenti di quest’area politica che erano rimasti da poco orfani della Balena Bianca. L’idea di Tatarella si dimostrò vincente e, anche grazie al carisma dell’alleato  Berlusconi, per oltre vent’anni si ottennero varie vittorie elettorali.

La situazione sociopolitica dalla nascita del concetto di centrodestra però è cambiata. Il primo fattore di cambiamento riguarda l‘elettorato democristiano, un’area politica che a oggi è stata storicamente superata da altre formazioni politiche che hanno preso il suo posto. Tale evoluzione politica si è pienamente realizzata all’interno del Partito Democratico che, sopratutto grazie a Renzi, è entrato in un’ottica di New Labour.

Dalla parte opposta si è assistito alla mancata oppurtunità di creare un partito neoconservatore con il Popolo della Libertà. Inoltre, dal 2013 a oggi si è assistito alla frammentazione del centrodestra in una miriade di partitini troppo incentrati sul singolo leader o con un trasformismo che ricorda quello di Depretis.

Interessante è altresì il definitivo sdoganamento ideologico dell’area di Destra. Personalità quali Giorgia Meloni o Simone Di Stefano oggi possono tranquillamente esprimere le loro idee politiche. Nessuno infatti poteva immaginare una manifestazione della Lega Nord a Roma con una forte partecipazione di un movimento quale è CasaPound trent’anni fa, ai tempi dei fatti di Reggio Emilia o di Genova del 1960, dove si verificarono pesanti scontri contro i fascisti del MSI.

Il definitivo abbandono del concetto di centrodestra vede coinvolti Paesi quali la Francia e il Regno Unito. A Parigi, oltre al tanto decantato clamore mediatico per Marine Le Pen, il movimento neogollista dell’UMP ha deciso per le elezioni amministratrici della scorsa primavera di chiamarsi Les Républicains, chiaro riferimento al concetto della Patria così come espresso al primo articolo della costituzione francese. Nel Regno Unito la situazione è da oltre un secolo ben definita con la presenza del Partito Conservatore e dell’emergente UKIP di Nigel Farage, collocato su posizioni ancora più a Destra del primo.

Non si può più parlare ancor oggi di un centrodestra di tipica trazione berlusconiana, un partito come Forza Italia al momento non è nelle condizioni di imporsi nuovamente sullo scenario nazionale nelle stesse modalità delle scorse elezioni politiche. Al contempo risulta non adatto neanche il concetto di “Destra diffusa”, teorizzato da alcuni esponenti di area, all’interno del centrodestra; si dovrebbe solamente puntare ad un’unica e sola forza di Destra, un Partito degli Italiani, che rappresenti l’area conservatrice.

La sfida deve basarsi sopratutto sulle opinioni delle nuove generazioni elettorali, difficilmente legate alle terminologie del “Secolo Breve”. Sembra tramontata l’idea di una rilevante area moderata, a trazione postdemocristiana, nel nostro Paese così come confermato dal risultato elettorale della coalizione guidata da Mario Monti nel 2013.

In attesa di un Movimento della Nazione, si può comunque creare una coalizione solamente di Destra. Alle scorse elezioni amministrative a Trento e a Bolzano si sono presentate, in contrapposizione alle Sinistre, solo coalizioni e partiti di Destra. Nel Capoluogo trentino la coalizione a sostegno di Claudio Cia si presentava priva di un rilevante spazio al Centro. Questi solamente al termine della campagna elettorale ha citato il democristiano De Gasperi, un intervento più che altro incentrato a difesa dell’autonomia.

Trento può essere considerato un interessante esperimento elettorale. I voti della Lega Nord hanno avuto il loro peso, ma è altresì vero che si trattano di voti che restano ben ancorati in quell’area politica e sono frutto del protagonista politico nazionale del momento. A Trento la coalizione che sosteneva Claudio Cia ha comunque perso, cosa bisognerebbe fare per risultare vincenti? Nell’ottica tatarelliana al Centro, un pensiero che però si scontra con l’elettorato emergente. Nel 2018, anno delle prossime elezioni politiche, andranno a votare i cittadini italiani nati nel 2000. Generazione che ricorda solo nei libri di scuola quanto avvenuto nella Prima Repubblica.

L’elettorato è in continua evoluzione generazionale. Vari sondaggi affermano che  quelli che si trovano nella fascia di età 18-54 anni, votano in maggioranza per il MoVimento 5 Stelle (29,4%), che per consensi supera il Partito Democratico (26,8%). Il partito di Renzi invece si basa su persone che hanno oltre cinquant’anni, arriva a superare il 44%. Un chiaro e netto esempio di come non si possa più parlare nel futuro di centrodestra.

La Destra italiana può comunque ripartire, seguendo un’ottica ecumenica, sui punti elaborati dal Forum Destra negli ultimi mesi. Questi sono: la centralità della sovranità e dell’identità nazionale, il senso dello Stato, la solidarietà comunitaria, la difesa dell’economia italiana e una netta presa di posizione sui valori non negoziabili della persona. Sarà un percorso difficile ma come disse Charles De Gaulle: “La difficoltà attira l’uomo di carattere, perché affrontandola egli si realizza”.

Michele Soliani