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Elisabetta e Diana: i due volti della monarchia inglese

Lady D e la Regina Elisabetta non sono affatto antitetiche. Hanno incarnato due versioni diametralmente opposte e per questo infinitamente libere di essere donne e di saperlo essere anche nella loro memoria e nell’immaginario collettivo.

Sua Maestà ha rappresentato al massimo livello e con risultati eccezionali lo spirito di sacrificio, l’essere capo e guida di una Famiglia talmente vasta da essere Popolo di una Nazione, lo ha fatto restando fedele ai canoni di una tradizione millenaria, restando al fianco di un marito non sempre ottimale, sostenendo il figlio anche quando questo avrebbe comportato un crollo di popolarità, proteggendo il nipote nei momenti più difficili della sua crescita. Ha sacrificato quella che poteva essere una vita unicamente fatta di agi e ricchezza per dare la linea a una Nazione, ha messo la stabilità del Regno al primo posto in ogni circostanza erigendo quella maschera di fredda impassibilità nei momenti più duri che in realtà mostrava tutta l’umanità di chi svolge con dignità e regalità un compito difficilissimo.

Diana fu esattamente l’opposto: una donna votata alla rottura del protocollo, che si è ribellata ai tradimenti e alle difficoltà coniugali, innamorata di Carlo e dei suoi figli al punto di mettere in prima pagina i suoi momenti di più cupo dolore per dimostrare che sì, anche le Principesse ogni tanto s’incazzano. I più saldi sostenitori della Corona e i più conservatori (tra cui potenzialmente anche chi scrive) non dovrebbero averne un ricordo agiografico come invece la cultura pop ha fatto passare, ma non si può negare che sia stata, a modo suo, un esempio di donna fuori dagli schemi, capace di essere un passo avanti al marito ma non per avvenenza e bellezza, che pure c’erano, ma per la capacità di comunicare l’importanza del suo ruolo di donna in primis, di madre in secondo luogo e infine di moglie tradita ma non per questo sconfitta.

Due icone della storia britannica, esempi totalmente diversi incarnando una la stabilità e il senso del dovere, l’altra la libertà e la responsabilità civile di un privilegio. Eppure mi piace pensare che si incontreranno e si saluteranno: Diana col suo sorriso nascosta da un sincero e perciò straordinario imbarazzo, Elisabetta con un cenno che apparirà freddo ma che denoterà la parità tra le due figure.

Riccardo Ficara Pigini