Home » La destra di governo scarica già la “generazione Fronte” per seguire Crosetto
Politica

La destra di governo scarica già la “generazione Fronte” per seguire Crosetto

“Tutti insieme appassionatamente”. “Votare turandosi il naso”. “Marciare divisi per colpire uniti”. “Diamo una possibilità”. Il nuovo governo non è neppure nato e già tutti gli inviti a votare per il destracentro paiono slogan vecchi, superati. Altro che i classici 100 giorni di luna di miele concessi a qualunque nuovo esecutivo, che si tratti di una giunta comunale o di un governo regionale o nazionale.

Il disagio, evidentissimo, è tutto all’interno della destra meloniana. E non potrebbe essere altrimenti. La Lega è alle prese con colossali difficoltà strategiche e tattiche, con un problema di inadeguatezza di rappresentanti ad ogni livello. Non ha tempo né capacità per occuparsi delle posizioni del nuovo governo. E Forza Italia deve pensare alla sopravvivenza del partito berlusconiano ed alla spartizione delle candidature per le prossime elezioni regionali.

A destra, invece, sono emerse immediatamente le distanze siderali delle tre componenti individuate dal giornalista sardo Fabio Meloni (omonimo ma non parente): la generazione Fronte, la generazione Atreju e la pseudo generazione Crosetto. Le prime due, seppur con qualche difficoltà, avrebbero potuto  individuare un terreno di intesa. Mentre le differenze con i crosettiani apparivano evidenti e difficilmente sormontabili. Invece, in nome di un atlantismo cieco ed assoluto, i primi passi post elettorali hanno visto una immediata convergenza tra la generazione Atreju ed i crosettiani. Per la felicità dei mercanti di armi, degli intellò che pretendevano continue ed ininterrotte professioni di antifascismo, dei politicamente corretti che vogliono imporre asterischi e schwa nella scrittura quotidiana per non discriminare nessuna minoranza di genere.

Con queste premesse appare difficile che il nuovo esecutivo possa soddisfare una consistente parte dell’elettorato. Che inizia già a manifestare perplessità. “Non abbiamo votato Meloni per ritrovarci con un Draghi bis”, si legge con crescente frequenza sui social. Lei, primo ministro in pectore (ma l’utilizzo di espressioni latine non sarà una forma di discriminazione?), assicura di non essere draghiana. Peccato che, sino ad ora, tutte le sue prese di posizione seguano perfettamente le indicazioni di Sua Mediocrità. In nome della ragionevolezza, ça va sans dire. D’altronde scegliendo la generazione Crosetto è chiaro che si mettono da parte sogni, speranze di cambiamento, illusioni di politiche di cambiamento.

Ed allora l’impegno antifascista dei consiglieri regionali di Fdi della Toscana può sorprendere spiacevolmente Fabio Meloni che si aspettava di meglio dal suo appello al voto unitario delle tre componenti. Ma, in realtà, è la perfetta premessa della futura politica di un governo a trazione crosettiana, atlantista, iperliberista, antipopolare ed al servizio delle grandi industrie.