Doveva essere la manifestazione in cui le forze “anti-sistema” (M5S escluso) avrebbero dovuto dimostrare la loro forza, il giorno in cui una destra più divisa che mai avrebbe dovuto ritrovare unità e consenso popolare attraverso il luogo che fu prima della sinistra e poi dei grillini, la piazza.
Così è stato difatti ed è stato anche possibile cogliere le prime “gerarchie” dell’alleanza di destra. Se infatti Di Stefano, il leader di Casapound, ha dichiarato chiaramente di appoggiare in tutto e per tutto il leader della Lega Nord Matteo Salvini, Giorgia Meloni ha invece tenuto testa al timoniere del carroccio con un intervento di altissima qualità e straordinaria passione.
La Meloni ha aperto il suo intervento indicando nella piazza romana, “colorata” di verde per l’occasione, un popolo fiero, fatto di gente che non si piega ai voleri della troika e di Bruxelles. Ha poi dichiarato di aver formato un fronte comune formato appunto dalla Lega, da Fratelli d’Italia e da altre formazioni minori sempre orientate a destra con cui difendere “i diritti dei popoli contro gli interessi dei pochi”.
Da cittadina romana, la Meloni ha voluto “salutare” il sindaco di Roma, Ignazio Marino, indicandolo ironicamente come “l’allegro chirurgo” ed etichettandolo come “la terza peggior disgrazia di Roma dopo il Sacco dei Lanzichenecchi e l’incendio di Nerone”.
Proseguendo, ha ricordato come l’Italia abbia subito un attacco politico nel 2011 (quando l’ultimo governo eletto fu sostituito da un nome gradito all’Europa) dal quale ancora non si è ripresa. A tal proposito, la Meloni ha anche rilanciato lo slogan “basta tasse”, portando due esempi molto concreti: Gino Paoli, che da presidente della SIAE non ci pensa due volte a tassare i giovani artisti ma poi non si fa scrupolo del portare in Svizzera il cachet della festa dell’Unità, e la Fiat, che dopo decenni di contributi pubblici saluta tutti e si trasferisce in Inghilterra. A fare le spese di questi grandi evasori, secondo la Meloni, sono gli italiani, che vengono asfissiati dalle tasse sin dal governo Monti.
In chiusura, Giorgia Meloni ha indicato due fronti della difesa della patria: da una parte ha richiesto un freno all’immigrazione, poiché l’Isis ha il controllo delle coste libiche e bisogna evitare in ogni modo un “contagio” terroristico in Italia; dall’altra ha chiesto una maggiore severità nei confronti dei criminali e maggior rispetto per Stacchio, il benzinaio che ha difeso non eroicamente, ma razionalmente la commessa assalita dai ladri.
La Meloni ha tirato fuori, con grinta, tenacia e una notevole dose di coraggio, nella sua Roma, tutto il carisma che la potrebbe rendere una leader a tutti gli effetti; sta a lei dimostrarci ancora di cosa è capace. Sta a lei decidere se essere solamente una spalla di Salvini o se aspirare a qualcosa di più, anche rimanendo nel “Fronte Nazionale” anti-renziano che si è già formato. Di certo dopo questo intervento, molti dei dubbi riguardo le possibilità di una “sottomissione” di Fratelli d’Italia (e di rimbalzo di Giorgia Meloni) a Salvini e alla Lega sono state fugate: Giorgia Meloni è più carica che mai ed è pronta a farsi valere anche il 7 Marzo a Venezia, alla prossima manifestazione organizzata dai “No Renzi”.
Riccardo Ficara
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